Jane Austen
Samuel Richardson - The History of Sir Charles Grandison
Introduzione

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THE HISTORY OF SIR CHARLES GRANDISON



Introduzione


La capacità di Richardson di creare e mantenere la coerenza dei propri personaggi, esemplificata in particolare in Sir Charles Grandison, appagava la naturale perspicacia della sua mente, mentre il suo gusto la preservava dagli errori dello stile narrativo prolisso e noioso di questo autore."

Così scriveva Henry Austen nella sua Biographical Notice of the Author, in apertura ai quattro volumi dei due romanzi postumi della sorella (Northanger Abbey e Persuasion), pubblicati alla fine del 1817 con data editoriale 1818. La predilezione di Jane Austen per Samuel Richardson, e in particolare per il suo terzo romanzo, pubblicato nel 1853/1854 dopo Pamela e Clarissa, è confermata anche nella biografia scritta nel 1869 dal nipote, James Edward Austen-Leigh:
La sua conoscenza delle opere di Richardson era tale che probabilmente nessuno potrebbe eguagliarla oggi, quando l'abbondanza e i pregi della letteratura popolare hanno distolto l'attenzione dei lettori da questo grande maestro. Ogni avvenimento narrato in Sir Charles Grandison, tutto quello che era stato detto o fatto nel salotto di cedro, le era familiare; e le date di matrimonio di Lady L. e di Lady G. erano ricordate come se fossero quelle di amici reali.
(A Memoir of Jane Austen, capitolo V)
I giudizi su Richardson di Henry Austen e del nipote non coincidevano, visto che il primo lo considerava "prolisso e noioso", mentre il secondo ne parlava come un "grande maestro".
Oltre a queste due testimonianze familiari, ne abbiamo anche alcune che provengono direttamente da Jane Austen, che cita il romanzo di Richardson, in modo diretto o indiretto, in diverse occasioni, sia nelle lettere che nelle opere:
Credo che abbia quella lodevole sete di Viaggiare, che nel povero James Selby era così tanto biasimata;
(Lettera 39 del 14 settembre 1804. James Selby è un personaggio del romanzo, così come gli altri nelle citazioni che seguono)
Miss Hare aveva dei graziosi cappellini, e me ne farà uno simile a uno di quelli, ma di raso bianco invece che azzurro. Sarà di raso e merletto bianco, e con un piccolo fiore bianco che spunta dall'orecchio sinistro, come la piuma di Harriet Byron.
(Lettera 87 del 15 settembre 1813)
Povera me! Che ne sarà di me! Una Lettera così lunga! - Quarantadue Righe in 2 Pagine. - Come Harriot Byron chiedo, come dimostrare la mia gratitudine? - Non posso fare nulla se non ringraziarti e andare avanti.
(Lettera 91 del 11 ottobre 1813)
Trovò sua Signoria a casa, com'era generalmente il Caso, poiché non amava uscire, e come il grande Sir Charles Grandison disdegnava di farsi negare quando era in Casa.
(Jack e Alice, capitolo 2)
Questa lettera, dalla quale Mr Gower fu obbligato ad attribuire alla propria condotta, la morte della Sorella, fu un colpo così violento per i suoi sentimenti, che nonostante vivesse a Evelyn dove la Malattia non si era quasi mai vista, ebbe un attacco di gotta, che lo confinò nella sua stanza offrendo a Maria l'opportunità di brillare nell'interpretazione del personaggio favorito di Sir Charles Grandison, l'infermiera.
(Evelyn)
"Mi sembra così strano, che tu non abbia mai letto Udolpho prima; ma immagino che Mrs. Morland sia contro i romanzi."
"No, per niente. Lei stessa legge molto spesso Sir Charles Grandison; ma di libri nuovi da noi non ne capitano molti."
"Sir Charles Grandison! Ma è un libro davvero orrendo, non credi? Mi ricordo che Miss Andrews non è riuscita nemmeno a finire il primo volume."
"Non è certo come Udolpho, ma comunque penso che sia molto piacevole."
"Davvero! mi sorprendi; credevo che fosse illeggibile.
(L'abbazia di Northanger, capitolo 6)
La presenza tra le citazioni di Jack e Alice, opera giovanile scritta intorno al 1790, ovvero quando l'autrice aveva quindici anni, ci fa capire come il romanzo fosse stato sicuramente una delle letture giovanili di Jane Austen, e quindi tra quelle che ispirarono l'ironia di quei lavori scritti tra il 1787 e il 1793 (i cosiddetti "Juvenilia"), nei quali si prendono in giro i tanti romanzi sentimentali dell'epoca, sia pure con l'occhio di chi quelle letture in fondo le amava e le frequentava con passione.
Il romanzo di Richardson non è mai stato tradotto in italiano, e attualmente è difficile anche reperirlo in inglese; questa traduzione vuole quindi essere un invito a immergersi tra quei personaggi che, come ci dice il nipote, erano così familiari alla zia, se non altro per decidere chi avesse ragione tra lo zio Henry e il nipote James Edward circa il giudizio sullo stile letterario di Richardson.
Per ultimo, a ulteriore conferma della frequentazione del romanzo nella famiglia Austen, è da ricordare che esiste una riduzione teatrale dell'opera scritta con la calligrafia di Jane e databile intorno al 1800: Sir Charles Grandison, or The happy Man, a Comedy, un testo la cui attribuzione ancora divide gli studiosi tra chi sostiene che sia farina del sacco della scrittrice e chi invece ritiene che si tratti di una sorta di gioco nel quale la zia si limitava a trascrivere ciò che le dettava la nipote Anna, che in quel periodo aveva circa sette anni.


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