Jane Austen
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THE HEROINE
LETTER XXV
I rose early this morning, and repaired to my favourite willow, to contemplate the placid landscape. Flinging myself on the grass, close to the brook, I began to warble a rustic madrigal. I then let down my length of tresses, and, stooping over the streamlet, laved them in the little urn of the dimpling Naiad. This, you know, was agreeable enough, but the accident that befel me was not. For, leaning too much over, I lost my balance, and rolled headlong into the middle of the rivulet. As it was shallow, I did not fear being drowned, but as I was a heroine, I hoped to be rescued. Therefore, instead of rising, as I might easily have done, there I lay, shrieking and listening, and now and then lifting up my head, in hopes to see Stuart come flying towards me on the wings of the wind. Oh no! my gentleman thought proper to make himself scarce; so dripping, shivering, and indignant, I scrambled out, and bent my steps towards the cottage. On turning the corner of the hedge, who should I perceive at the door, but the hopeful youth himself, quite at his ease, and blowing a penny trumpet for a chubby boy. 'What has happened to you?' said he, seeing me so wet. 'Only that I fell into the brook,' answered I, 'and was under the disagreeable necessity of saving my own life, when I expected that you would have condescended to take the trouble off my hands.' 'Expected!' cried he. 'Surely you had no reason for supposing that I was so near to you, as even to have witnessed the disaster.' 'And it is, therefore,' retorted I, 'that you ought to have been so near me as to have witnessed it.' 'You deal in riddles,' said he. 'Not at all,' answered I. 'For the farther off a distrest heroine believes a hero, the nearer he is sure to be. Only let her have good grounds for supposing him at her Antipodes, and nine times out of ten she finds him at her elbow.' 'Well,' said he, laughing, 'though I did not save your life, I will not endanger it, by detaining you in your wet dress. Pray hasten to change it.' I took his advice, and borrowed some clothes from Mary, while mine were put to the fire. After breakfast, I once more equipped myself in my Tuscan costume, and a carriage being ready for us, I took an affectionate leave of that interesting rustic. Poor girl! Her attempts at cheerfulness all the morning were truly tragical; and, absorbed in another sorrow, she felt but little for my departure. On our way, Stuart confessed that he was the person who wrote the letter to Betterton in my name; and that he did so for the purpose of entrapping him in such a manner as to prevent him from accompanying me farther. He was at the window during the whole scene; as he meant to have seized Betterton himself, had not the peasant done so. 'You will excuse my thus interfering in your concerns,' added he; 'but gratitude demands of me to protect the daughter of my guardian; and friendship for her improves the duty to a pleasure.' 'Ah!' said I, 'however it has happened, I fear you dislike me strangely.' 'Believe me, you mistake,' answered he. 'With a few foibles (which are themselves as fascinating as foibles can be), you possess many virtues; and, let me add, a thousand attractions. I who tell you blunt truths, may well afford you flattery.' 'Flattery,' said I, pleased by his praises, and willing to please him in return by serious conversation, 'deserves censure only when the motive for using it is mean or vicious.' 'Your remark is a just one,' observed he. 'Flattery is often but the hyperbole of friendship; and even though a compliment itself may not be sincere, our motive for paying it may be good. Flattery, so far from injuring, may sometimes benefit the object of it; for it is possible to create a virtue in others, by persuading them that they possess it.' 'Besides,' said I, 'may we not pay a compliment, without intending that it should be believed; but merely to make ourselves agreeable by an effort of the wit? And since such an effort shews that we consider the person flattered worthy of it, the compliment proves a kind intention at least, and thus tends to cement affection and friendship.' In this manner Stuart insensibly led me to talk on grave topics; and we continued a delightful conversation the remainder of the day. Sometimes he seemed greatly gratified at my sprightly sallies, or serious remarks; but never could I throw him off his guard, by the dangerous softness of my manner. He now calls me the lovely visionary. Would you believe that this laughing, careless, unpathetic creature, is a poet, and a poet of feeling, as the following lines will prove. But whether he wrote them on a real or an imaginary being, I cannot, by any art, extract from him.
THE FAREWELL
I write from an inn within a mile of Lady Gwyn's. Another hour and my fate is decided. Adieu. |
L'EROINA
LETTERA XXV
Stamattina mi sono alzata presto e mi sono rifugiata sotto il mio salice preferito a contemplare il placido paesaggio. Mi sono buttata sull'erba, accanto al ruscello, e ho cominciato a gorgheggiare un rustico madrigale. Poi ho sciolto le mie lunghe trecce e, chinandomi sul torrentello, le ho lavate nella piccola urna della Naiade. Come potrete immaginare, era una cosa piuttosto gradevole, ma l'incidente che mi è capitato non lo è stato, poiché, piegandomi troppo, ho perso l'equilibrio e sono rotolata a capofitto nel mezzo del ruscelletto. Dato che non era profondo, non avevo paura di annegare, ma dato che ero un'eroina, speravo di essere salvata. Quindi, invece di rialzarmi, come avrei potuto fare facilmente, sono rimasta immersa, gridando e ascoltando, e di tanto in tanto alzavo la testa, nella speranza di vedere Stuart precipitarsi verso di me sulle ali del vento. Oh, no! il mio gentiluomo ha pensato bene di non farsi vedere, e così, gocciolante, tremante e indignata mi sono tirata su e ho diretto i miei passi verso il cottage. Mentre giravo l'angolo della siepe, chi vedo alla porta se non proprio il giovanotto di belle speranze, del tutto a suo agio mentre soffiava dentro una trombetta da un penny a beneficio di un paffuto ragazzino. ""Che cosa vi è successo?" disse, vedendomi tutta bagnata. "Sono solo caduta nel torrente", risposi, "e avevo la sgradevole necessità di salvarmi la vita, aspettandomi che vi sareste degnato di accollarvi un tale disturbo." "Aspettandovi?" esclamò lui. "Di certo non avevate motivo di supporre che fossi così vicino a voi da essere testimone della catastrofe." "E quindi", replicai, "avreste dovuto essermi così vicino da esserne testimone." "State scherzando", disse lui. "Nient'affatto", risposi. "Più lontano un'eroina ritiene che sia un eroe, più vicino è sicuro che egli sia. Datele solo modo di immaginarlo agli antipodi, e nove volte su dieci se lo ritrova accanto." "Be'", disse lui ridendo, "anche se non vi ho salvato la vita, non la metterò in pericolo lasciandovi in questi vestiti bagnati. Vi prego, sbrigatevi a cambiarvi." Seguii il suo consiglio, e mi feci prestare qualche indumento da Mary, mentre i miei furono messi davanti al camino. Dopo colazione, mi misi nuovamente il costume toscano e, visto che la carrozza era pronta, presi affettuosamente congedo da quella interessante campagnola. Povera ragazza! I suoi tentativi di mostrarsi allegra per tutta la giornata erano stati davvero tragici, e, assorbita da un altro dolore, si afflisse ben poco per la mia partenza. Durante il tragitto, Stuart confessò di essere stato lui a scrivere la lettera a Betterton a nome mio, e che lo aveva fatto allo scopo di metterlo in trappola in modo da impedirgli di continuare ad accompagnarmi. Era stato vicino alla finestra per tutto il tempo, dato che aveva intenzione di bloccare lui stesso Betterton, se non lo avesse fatto il contadino. "Mi scuserete di essermi intromesso nei vostri affari", aggiunse, "ma la gratitudine mi impone di proteggere la figlia del mio tutore, e l'amicizia verso di lei fa diventare il dovere un piacere." "Ah!", dissi io, "in ogni caso, temo che proviate per me un'insolita avversione." "Credetemi, vi sbagliate", rispose lui. "Insieme a delle piccole manie (in se stesse incantevoli come possono esserlo le piccole manie), possedete molte virtù; e, lasciatemi aggiungere, mille attrattive. Vi parlo in modo così schietto da potermi permettere di lusingarvi." "Le lusinghe", dissi, compiaciuta per le sue lodi, e disposta a restituirgli il favore con una conversazione seria, "meritano critiche solo quando si usano in modo meschino o immorale." "La vostra osservazione è corretta", osservò lui. "Le lusinghe spesso sono solo l'iperbole dell'amicizia, e anche se un complimento può non essere sincero, le ragioni per tributarlo possono essere buone. Le lusinghe, ben lungi dall'offendere, possono talvolta far bene a chi ne è il destinatario, poiché è possibile stimolare la virtù in qualcuno convincendolo di possederla." "Inoltre", dissi, "non possiamo forse fare un complimento senza presumere che sia creduto, ma soltanto per renderci gradevoli con uno sforzo dell'intelligenza? E quando un tale sforzo dimostra che consideriamo la persona lusingata degna di esserlo, il complimento è almeno una prova di buone intenzioni, che tendono a cementare affetto e amicizia." In questo modo Stuart mi portò in modo impercettibile a parlare di argomenti seri, e per il resto della giornata continuammo a conversare piacevolmente. Talvolta lui sembrava molto gratificato dalle mie vivaci battute, o dalle mie osservazioni serie, ma non riuscii mai a coglierlo alla sprovvista con la pericolosa delicatezza dei miei modi. Ormai mi chiama l'amabile visionaria. Credereste mai che questa creatura allegra, spensierata e non incline al sentimentalismo sia un poeta? e un poeta sensibile, come dimostreranno i versi che seguono. Ma se li abbia scritti pensando a un essere reale o immaginario, non sono riuscita, in nessun modo, a farglielo confessare.
L'ADDIO
Scrivo da una locanda a meno di un miglio dalla casa di Lady Gwyn. Ancora un'ora e il mio fato sarà deciso. Addio. |
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